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Younus Shaikh e libero!

  • post Type / Campaigns
  • Date / 13 February 2004

L’IHEU – Unione Internazionale Etico-Umanista, � lieta di annunciare che il dr. Younus Shaikh, che languiva in isolamento carcerario in Pakistan dall’ottobre del 2000 e sotto condanna a morte per blasfem�a dall’agosto 2001, � stato assolto e liberato dopo un appello e un nuovo processo.

Negli ultimi tre anni l’IHEU ha condotto una campagna internazionale per ottenere la scarcerazione del nostro amico e collega. Il dr. Shaikh era stato dichiarato “prigioniero di coscienza” da Amnesty International e migliaia di persone in tutto il mondo avevano esercitato pressioni sia sui propri governi che su quello pakistano in suo favore.

Dopo il suo rilascio, avvenuto in gran segreto lo scorso 21 novembre 2003, Younus Shaikh � inizialmente rimasto in Pakistan, ma alla notizia che i suoi accusatori hanno presentato appello avverso alla sentenza di assoluzione, ha deciso di lasciare il suo Paese per venire in Europa.

Il dr. Shaik
Mohammed Younus Shaikh � nato a Chistian (Pakistan) il 30 maggio 1952. Dopo le scuole superiori ha studiato medicina a Multan, dove si � laureato. Si � poi specializzato a Londra e Dublino. Ha lavorato come aiuto chirurgo nel Regno Unito dal 1981 al 1988, per poi tornare in Pakistan per insegnare medicina all’universit� di Islamabad.

Come attivista dei diritti umani ha attirato su di s� l’attenzione dei fondamentalisti islamici. Ha preso parte al Forum Indo-Pakistano per la Pace e la Democrazia, � stato membro della Lega per la Fratellanza Sud Asiatica, dell’Unione Sud Asiatica e della Commissione pakistana per i Diritti Umani. Nel 1990 fond� un’organizzazione umanista chiamata L’Illuminismo (The Enlightenment) ispirata alle idee del Rinascimento e dell’Illuminismo europei.

Il Kashmir
Durante un meeting dell’Unione Sud Asiatica del 1� ottobre 2000, Younus Shaikh propose che, nell’interesse degli abitanti del Kashmir, la zona cuscinetto tra le truppe indiane e pakistane divenisse il confine internazionale. Ci� offese un ufficiale pakistano che rispose al dr. Shaikh dicendo: “Schiaccer� il capo di chi parla in questa maniera”. Il 3 ottobre il dr. Shaikh fu sospeso dall’universit� senza alcuna spiegazione.

Quella sera stessa, un impiegato del ministero degli Esteri, che era anche uno degli studenti del dr. Shaikh, ebbe a lamentarsi con un religioso, dicendo che il 2 ottobre durante una lezione tenutasi tra mezzogiorno e l’una meno venti il dottore avrebbe espresso pareri blasfemi sul profeta dell’Islam. Il religioso compil� una denuncia alla polizia e Younus Shaikh venne arrestato la sera del 4 ottobre e accusato di blasfem�a.

Il processo e l’assoluzione
A coloro che sono accusati di blasfem�a ai sensi dell’articolo 295/C del codice penale vigente in Pakistan non � accordata la libert� provvisoria su cauzione ed � riservata la custodia cautelare fino al processo. Se giudicati colpevoli, possono essere condannati a morte. Il processo penale al dr. Shaikh, tenuto nell’estate del 2001, venne svolto in un ambiente ostile e preconcetto, con fondamentalisti islamici fuori dall’aula a minacciar gli avvocati difensori con frasi del tipo: “Pensa alla tua famiglia e ai tuoi figli”. Le due sedute finali del processo ebbero luogo con i talebani armati in attesa fuori dall’aula di tribunale. Finalmente, durante il procedimento si stabil� che i supposti eventi oggetto dell’accusa non erano mai avvenuti. Ciononostante, il 18 agosto 2001 Younus Shaikh venne giudicato colpevole e condannato a morte. Purtroppo in Pakistan non sono infrequenti casi di ingiustizia quando ci sono di mezzo processi per blasfem�a.

Seguirono due anni di isolamento nel braccio della morte del carcere centrale di Rawalpindi. Il dr. Shaikh si appell� alla Corte Suprema ma i due giudici incaricati di pronunciarsi non si misero d’accordo per pareri discordanti: quindi il 15 luglio 2002 investirono della questione un giudice anziano affinch� questi prendesse una decisione finale.

Pass� pi� di un anno prima che il giudice prendesse il caso in esame e, il 9 ottobre 2003, egli decise infine che la sentenza iniziale era viziata ma, invece di ordinare il rilascio del dr. Shaikh, ordin� che il processo ricominciasse da capo presso un’altra corte d’assise.

Il processo si � tenuto nel novembre 2003 in tre sedute. Alla luce delle minacce, molestie e intimidazioni subite dai suoi avvocati nelle precedenti assise, il dottor Shaikh, nonostante il parere contrario del giudice, dei colleghi, della famiglia e dei membri della comunit� diplomatica presenti in aula, ha deciso di difendersi da solo. Nonostante i tentativi della pubblica accusa di far leva sul sentimento religioso della Corte, la difesa di Shaikh si � strettamente limitata a contestare punto per punto le accuse mossegli e alla fine il giudice lo ha assolto il 21 novembre 2003, ordinandone la scarcerazione. Dopo la sentenza ci ha detto di essersi ispirato al discorso di autodifesa di Tommaso Moro nel film Un uomo per tutte le stagioni. Per sua fortuna, a Shaikh � andata meglio che a Tommaso Moro�

Intervistato sul suo processo, Shaikh ha detto che “�il giudice ha riconosciuto validi i miei argomenti difensivi e ha stabilito che le accuse mossemi erano infondate. I miei accusatori, due mullah e qualche studente coranico, avevano mentito”. Ha descritto il suo calvario come “�terrorismo islamico attraverso l’abuso degli strumenti di legge e degli apparati dello Stato”.

La fuga verso la libert�
Il dr. Shaikh � stato scarcerato in gran segreto. Ha rifiutato una scorta personale offertagli e si � nascosto per diverse settimane, nel corso delle quali ha incontrato familiari e amici e perfino partecipando in incognito a una conferenza sui diritti umani. Infine ha lasciato il Pakistan per venire in Europa.

Molte vittime della legge pakistana contro la blasfem�a non sono sopravvissute alla carcerazione e molti di coloro che sono stati assolti dalle accuse sono stati uccisi dopo il loro rilascio. � il caso ad esempio di Mohammed Yousaf, ucciso nel luglio 2002 con un colpo di pistola nel carcere centrale di Lahore mentre attendeva il processo d’appello; di Mushtaq Zafar, 55 anni, ucciso mentre tornava a casa dopo aver lasciato il tribunale della Corte Suprema il 7 febbraio 2003; � il caso di Naseem Bibi, di 35 anni, vittima di uno stupro di gruppo da parte della polizia, accusata di blasfem�a e uccisa in prigione prima ancora che il processo iniziasse. Neppure le professioni forensi sono al riparo da attacchi: molti avvocati difensori sono stati minacciati dai fondamentalisti e un giudice della Corte Suprema � stato ucciso dopo aver assolto un imputato di blasfem�a.

Recentemente, un anonimo sostenitore di Islamabad del dr. Shaikh ha detto:

“Possiamo esser soddisfatti e ci sentiamo come se dovessimo festeggiare, visto che i nostri sforzi nel seguire questo caso hanno portato all’assoluzione del dr. Shaikh, ma non dobbiamo dimenticare che finch� la legge sulla blasfem�a rimarr� in vigore nel nostro Paese, essa continuer� a essere fonte di abusi. In questo momento vi � molta gente innocente – vittima di questa legge iniqua – che langue in diverse carceri e posti di polizia in attesa di un incerto futuro. E queste vittime non sempre hanno la fortuna che ha avuto il dr. Shaikh di avere una cerchia di amici dentro e fuori il suo Paese che ha tenuto desta l’attenzione internazionale sul suo caso.

Bisogna riflettere tristemente anche sul fatto che, in Pakistan, anche quando un cittadino � scagionato da ogni accusa di legge, esso � spinto a lasciare il Paese per vedere garantita la propria sicurezza. Il nostro Stato e la nostra comunit� non possono o non vogliono dar loro protezione. Il dr. Shaikh non � contento di aver lasciato il suo Paese. Avesse potuto scegliere, sarebbe rimasto con i suoi amici e la sua famiglia. Ho visto la sua riluttanza ad andarsene, l’ho vista stampata chiara sul suo volto mentre l’accompagnavo all’aeroporto.

In conclusione, dobbiamo continuare la nostra campagna finch� questa, insieme ad altre medievali leggi draconiane sia abolita o in subordine emendata per evitare abusi nei confronti di accusati innocenti”.

In Pakistan si fa larghissimo abuso delle infami leggi sulla blasfem�a, al fine di creare false accuse contro sia musulmani che membri di minoranze religiose (come cristiani o ahmadi), sia anche contro concorrenti in affari e avversari politici. Coloro che sono accusati di blasfem�a sono imprigionati subito e senza alcun diritto alla libert� su cauzione. Se dichiarati colpevoli possono andare incontro alla condanna a morte. Si calcola che oltre cento vittime di tali leggi medievali siano attualmente in prigione, o in attesa di processo, oppure gi� condannate a morte.

La comunit� umanistica internazionale fa appello al presidente Parvez Musharraf e al parlamento del Pakistan perch� vengano immediatamente abolite tali inique leggi, che macchiano la reputazione del Pakistan e del suo popolo.

Dall’IHEU, Londra (Regno Unito), 23 gennaio 2004

(Translated by Sergio D’Afflitto, Italian Union of the Rationalist Atheists and Agnostics, January 2004)

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